Era uno di noi, eravamo come fratelli… frasi fatte!

Ma Loris era tutto questo:
un fratello e UNO di noi. Qualsiasi siano quei “noi”.

Era un’istituzione di Bertesinella (e dintorni) tanto da essere soprannominato anche “il Sindaco”.

in ascolto delle radiocronache di calcio, la sua passione (in gita parrocchiale a Velo d’Astico)

In molti l’abbiamo conosciuto per la prima volta al “suo” campo da calcio:
tra compagni di scuola elementare, in due o tre, si andava al polveroso campetto d’allenamento per qualche tiro al pallone. Se non era già lì, Loris sentiva i rumori dalla finestra di casa. Oppure lo sentiva e basta, per un sesto senso… e arrivava… immancabile arrivava!
Eccolo!
Non sempre era gradito, perché magari si voleva stare tra di noi e, a noi, lui pareva già un uomo, cresciuto in fretta ai nostri occhi, un po’ strano forse, ma buono… non era nostro compagno, ma a volte faceva al caso nostro, si poteva fare una “squadra” e giocare una “vera” partita, fosse anche 1 contro 1 a una porta sola… con Loris in porta ovviamente, perché per la nostra supponenza, lui non sapeva giocare bene.
In realtà non era del tutto malvagio in campo, ma col fisico minuto e a volte un po’ frenetico e scoordinato, a quelli di noi che crescevamo giovani e forti, sembrava rimanere indietro.
Loris, però, non rimaneva indietro: ripartiva, ricominciava… si aggregava alla nuova compagnia di ragazzini che in due o tre cominciavano a dare due calci al pallone….
Eccolo!

E, così, era PRESENTE, per tutti:
per i suoi coetanei coi quali era cresciuto, per quelli che ha avvicinato in seguito e poi ancora per le nidiate successive.

E lo stesso accadeva per le amicizie e le “compagnie”:
preso, abbandonato, incluso, escluso, chiamato… sempre fedele al quartiere e alla parrocchia, ha frequentato la nostra compagnia, partecipando al coro parrocchiale, ai “gruppi”, ai ritiri spirituali, a vacanze, campi mobili, feste varie e di capodanno.

E, quando noi non c’eravamo o quando iniziammo a dividerci in coppie, mariti e mogli, famiglie, Loris, senza colpo ferire, con estrema naturalezza, semplicemente, si fermava ad aspettare i prossimi… prossimi in ordine cronologico e prossimi per vicinanza. La compagnia successiva era lì pronta, al campo da calcio, sui gradini della chiesa o quelli del teatro, dall’Ernesta, da Ganga o al Villaggio.

Inutile nascondercelo, a volte è stato trattato come un “sempliciotto”, ma senza cattiveria, perché con lui non si poteva essere cattivi. E sempliciotto non era!
Gran lavoratore, “da Barcaro” innanzitutto, ma anche in qualsiasi attività di quartiere, nei gruppi sagra, nelle varie feste, nei centri estivi, nelle iniziative di quartiere come “Nonsolovolley”.
Ed era anche la mascotte che gli altri ci invidiavano. Noi, che ce l’avevamo!

Il grido “Looooooris” fu anche il titolo di una cassetta audio appositamente confezionata per tener “compagnia” ad uno di noi durante il servizio di leva (altro che social e cellulari!).

Nel coro parrocchiale era immancabile… per stare assieme, lui c’era!
C’era al canto della stella, alla notte di Natale, alle mitiche prove dei “bassi” (come voce, non per statura) a casa di Babi e Jenkie. Mangiò con noi anche la focaccia “sbagliata” dell’Agnese col lassativo amaro S.Giuseppe che ci diede qualche contrattempo, c’era al Giovedi Santo, alla Notte di Pasqua e alla prima messa del mattino: l’unica accortezza, per noi, era sistemarlo lontano dal microfono e tenerlo a bada cantandogli negli orecchi, di modo che non partisse a canna con note sbagliate. Cosa che a volte faceva comunque.

Crediamo, poi, che tutte le ragazze della zona abbiano ricevuto le sue attenzioni, impacciate quanto insistenti, per un appuntamento. A volte, maldestri tentativi con dei fiori… Mai volgare, sempre cortese, coi suoi modi incerti, ma buono. Rifiutato, quindi, ma accolto sempre come amico, accettato con affetto da tutti e da tutte.

Era un esempio per tutti nel salutare:
perché lui salutava tutti (anche dalla parte opposta della strada), perché lui conosceva tutti, perché lui si ricordava di tutti… beh, non dei nomi magari.
Se vedeva Roda, lo salutava con un “ciao Dalle Ave”, se vedeva Siro, “ciao Polo”, ma state certi che, se vi salutava sbagliando nome, in realtà pensava a voi e voleva salutare proprio voi.

…oppure pensava a tutti e voleva salutare tutti!
Ciao Loris